È il 1983 quando Bill Williams, un giovane programmatore americano, decide che è tempo di far entrare un gatto in un computer e nella storia dei videogame. All’epoca “videogioco” significava perlopiù astronavi, eroi pixelati e battaglie spaziali. In questo contesto, però, un piccolo gatto nero riesce a prendersi la scena.
Alley Cat, creato da Bill Williams per Synapse Software, è un gioco sorprendente nella sua semplicità e nella sua freschezza. Non ci sono pianeti da salvare né principesse da liberare, anche se, a onor del vero, c’è una gattina innamorata da raggiungere. Il protagonista è Freddy, un felino randagio che salta tra i bidoni dell’immondizia e le finestre del caseggiato.

All’epoca i computer Atari 8-bit e i primi PC IBM avevano risorse che oggi farebbero sorridere: pochi colori, suoni essenziali, memoria ridotta all’osso. Ma Alley Cat è un piccolo miracolo che riesce a trasformare tutti questi limiti nella sua forza. Ogni finestra nasconde una micro-storia: un salotto da cui rubare un pesce, una stanza piena di topi da inseguire, una libreria da scalare. Ogni salto è una scommessa contro la gravità, contro la scopa del padrone di casa e la spazzatura lanciata dalle finestre.
Williams, un programmatore con l’animo da filosofo, riesce a trasformare i limiti tecnici in una poesia interattiva. Il suo codice, scritto per le macchine Atari 8-bit, si muove leggero come il suo protagonista: dinamico, ironico, sempre sul filo del rischio. A quel tempo non c’era spazio per la complessità grafica, ma c’era tutto lo spazio del mondo per la fantasia del giocatore. Williams sfrutta in modo creativo la grafica character-mapped, ripetendo e modificando blocchi di pixel per simulare animazioni fluide: una tecnica quasi artigianale capace di dar vita a un mondo sorprendentemente vivo e coinvolgente.
E forse è proprio questo il segreto di Alley Cat: non solo un gioco, ma un ritratto di indipendenza, un inno alla sopravvivenza urbana. In un’epoca in cui i videogiochi parlavano di potere, Williams ha scelto di raccontare la libertà.
Un piccolo classico con un’anima grande
Oggi Alley Cat è un titolo “retro”, ma conserva una freschezza unica, e non solo perché anticipa la libertà di movimento e la fisicità che troveremo anni dopo nei giochi 3D, ma perché, attraverso le avventure di un gatto randagio, riesce a trasmettere qualcosa di profondamente umano.
Alley Cat è un inno alla curiosità, all’adattamento e all’indipendenza. In un mondo di pixel e limiti tecnici, Alley Cat ci ricorda che la vera innovazione nasce dall’osservazione: quella di un uomo che guardò un gatto saltare sul davanzale… e decise di insegnarci a fare lo stesso.

Un ricordo di Bill Williams
Bill Williams non era un programmatore come gli altri. Autodidatta, musicista e intellettuale, aveva una visione poetica dell’informatica. Per lui, un videogioco non era solo intrattenimento, ma un dialogo tra uomo e macchina, una forma d’arte capace di raccontare storie anche senza parole.
Williams soffriva di fibrosi cistica, una malattia cronica che limitava la sua aspettativa di vita. Forse proprio per questo i suoi giochi (da Alley Cat a Necromancer e Sinbad and the Throne of the Falcon) parlano sempre di resistenza, libertà e curiosità.

Freddy, il gatto randagio, sembra essere un vero e proprio alter ego del suo creatore: determinato, un po’ malinconico, ma sempre pronto a tentare il salto impossibile verso la prossima finestra.
Bill Williams morì nel 1998, a soli 38 anni, a causa della sua malattia. In una delle sue ultime interviste raccontò di aver sempre cercato di “creare mondi che facessero pensare, non solo vincere”.
Oggi, riguardando Alley Cat, si percepisce ancora tutta la gentilezza e l’ironia che ha reso unico il modo di programmare di Williams. Anche se non ci sono fonti certe a riguardo, vogliamo immaginarlo mentre lavora condividendo la sua stanza con un micio nero, curioso e testardo, che si arrampica sulla scrivania durante le sessioni di programmazione. L’immagine di questo gatto accanto al monitor, che osserva le linee di codice che diventano movimenti felini, è troppo perfetta per non essere vera.
Fonti
- YAAM Magazine, febbraio 1989 — intervista a Bill Williams (vgpavilion.com)
- Jimmy Maher, “Bill Williams: The Story of a Life”, The Digital Antiquarian (filfre.net)
- Schede tecniche e archivio software su Atarimania e Archive.org
- Analisi storica su HardcoreGaming101 – sezione Retro Feature: Alley Cat
- Documentazione Synapse Software (brochure e materiale promozionale, 1982–1984)
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